CHRIS ISAAK: “Blue Hotel” (1986)
Blue Hotel, on a lonely highway,/Blue Hotel, life don’t work out my way./I wait alone each lonely night./Blue Hotel,/Blue Hotel – Blu Hotel, su un’autostrada solitaria,/Blue Hotel, la vita non va a modo mio./Aspetto da solo ogni notte solitaria./Blu Hotel,/Blu Hotel.
Immaginate un hotel a 3 stelle sul culmine di una collina circondata da pini a nemmeno cinque chilometri in linea d’aria da una rinomata località marina del medio adriatico, che dispone di tre piscine scoperte di varie dimensioni, un maestoso acquascivolo e un campo da tennis, oltre ovviamente alle numerose stanze con terrazzo e doccia privata, ristorazione di qualità e vari luoghi di ritrovo, tra cui una discoteca. Le recensioni della clientela arrivano fino al 2017 e sono tutte entusiastiche, eppure questa avventura imprenditoriale è improvvisamente naufragata senza un’apparente spiegazione, come se tutto fosse svanito in una bolla di sapone. Non esistono nemmeno procedure concorsuali in atto, il che fa supporre che la proprietà del credito sia interamente in capo a un Istituto bancario del luogo. L’esperienza di questi luoghi a servizi totali mostra più di una storia finita male, ma la cosa davvero insolita è che non si rintracciano in rete notizie utili a ricostruire il periodo di vita di questo hotel. Come anticipato sopra, la crisi sembra essere avvenuta almeno tre anni prima dell’impatto del Covid-19 e dunque, in presenza delle ottime e numerose recensioni verificate, si può solo ipotizzare una mala gestione degli introiti che certamente il sito è stato in grado di assicurare per parecchi anni. L’accesso all’hotel è possibile percorrendo il sentiero collinare che costeggia l’edificio, per poi salire ancora attraverso un campo fino a scoprire un ampio varco nella recinzione. Quello che si nota subito è la massa di cuscini bianchi sparsi nel vasto piazzale dell’ingresso, probabile frutto delle solite scorrerie di ragazzotti annoiati. Il resto non è da meno, perché gli interni sono quasi interamente devastati, con chiari segni di asportazione di rame dai bagni, alcuni dei quali di buona fattura, e con l’altrettanto evidente occasionale presenza di bivacchi. La parte migliore dal punto di vista dell’urbex è quella degli scivoli che si addossano alla collina e dei vari piani di discesa per il loro percorso, tutti comprensivi di luoghi di ristoro o di intrattenimento che, seppur in fase di abbandono o degrado, mantengono un buon impatto scenico. Come ogni volta, mi ritrovo a riflettere sullo stacco che danno questi luoghi concepiti per il relax o il divertimento rispetto alla loro situazione attuale, in cui il forzato abbandono li rende ancora più inautentici rispetto a quello che ancora riescono a mostrare dei tempi belli: echi lontani delle grida di gioia, il vento che fa scricchiolare sinistramente i grossi tubi degli scivoli e il sole estivo che ingiallisce ogni cosa. L’unico tocco di poesia è la porta da calcio segnata con una vernice arancione sul muro che delimita il campo da tennis.


