BRUCE SPRINGSTEEN: “Jack of all trades” (2012)
I’m a Jack of all trades, we’ll be alright. – Sono un tuttofare, tesoro, ci andrà tutto bene.
Non è facile presentare un posto come quello che sto per illustrare, dato che in realtà è il luogo che conteneva tanti piccoli lavori artigianali, una sorta di spazio comune suddiviso tra le attività più disparate, che operavano gomito a gomito. Ho provato a fare un piccolo inventario di alcuni dei lavori che probabilmente venivano svolti in questo complesso, aiutandomi con dei segni di riconoscimento rintracciati nei vari locali. Questa sarebbe la lista, per quanto incerta e incompleta: falegnameria, officina meccanica, carrozzeria, stoccaggio di prodotti alimentari, spedizioni, e addirittura una pizzeria. Il luogo, pur nel suo naturale disordine, non manca di fornire qualche spunto fotografico e la curiosità derivante dal fatto che si trova esattamente dietro una piccola casa padronale abbandonata, di due piani e a pianta quadrata, di grande dignità, che fa discreta mostra di sé sulla strada provinciale antistante. Tutta l’area artigianale retrostante alla villa, oltre alle attività di cui ho già detto, è diventata un piccolo cimitero di auto, sia per le vetture rimaste in riparazione nell’officina sia per la Tema station-wagon blu metallizzato, parcheggiata su un lato del villino, che, seppur depredata dei principali accessori, mostra ancora orgogliosamente la vernice intatta a distanza di così tanto tempo. Un autentico reperto di rarissimo pregio: l’unica Fiat che non arrugginiva dopo un anno.