Acacie in chiesa

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by Chiedi alla Polvere

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Agosto 26, 2024

GRAHAM NASH: “I used to be a king” (1971)

I used to be a king/and everything around me turned to gold,/I thought I had everything/and now I’m left without a hand to hold. – Ero un re/e tutto intorno a me si trasformava in oro./Pensavo di avere tutto/e ora sono rimasto a mani vuote.

I ruderi di questa chiesa a pochi chilometri da una cittadina del maceratese si stagliano al lato di un’ampia radura sul culmine di una collina tra la selvaggia campagna locale, nota anche come valle degli stranieri, essendo abitata da diversi nuclei di inglesi. Esistono notizie su una chiesa di sant’Angelo, abbreviazione di San Michele Arcangelo, in un passato remoto nota come sant’Angelotto o sant’Angelozzo, che divenne parrocchia nel 1619. La chiesa, di dimensioni monumentali per un sito campestre, dà l’impressione di essere stata un punto importante per il culto di quelle campagne, ora spopolate anche per effetto dei terremoti. Non ci sono molte notizie in rete, ma non è azzardato ritenere che le forme architettoniche richiamino ad una tipologia settecentesca, come desumibile dalla vista della facciata dalle lesene binate e dalla forma del campanile che svetta pressoché integro a dispetto delle rovine che lo circondano. Rimaneggiamenti dello stesso periodo sono quelli effettuati nell’abside, ora incompleto per effetto dei crolli. L’impianto complessivo era imponente, comprendendo anche una casa parrocchiale di grandi dimensioni, ora totalmente collassata all’interno. Ugualmente, l’interno della chiesa è totalmente crollato e il suolo è pavimentato dai mattoni caduti e dalla vegetazione che spontaneamente li ha ricoperti, rendendo insidioso ogni passo. Delle frondose acacie hanno preso li posto dei fedeli e si sono impossessate del centro della scenografia; una porta, forse quella che fungeva da vestibolo all’ingresso al sagrato, giace ritta e deviata dai calcinacci rispetto alla posizione originale a interrompere la vista unica dell’insieme delle rovine. Qualche sbiadito fregio di maniera rimanda alle semplici devozioni campestri di un lontano passato. Esco da uno dei tanti varchi presenti tra i muri perimetrali, facendo attenzione alla solidità del terreno. Un centinaio di metri più in là la chiesa chiamata a sostituire le funzioni di questa, più piccola e giusto dentro il borgo di poche case, attende l’avvio del cantiere che dovrà riparare i danni del terremoto, ma santi e peccatori sono stati tutti trattati allo stesso modo: l’intero borgo è un unico cantiere.

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