THE WHO: “Won’t get fooled again (1971)
There’s nothing in the streets/Looks any different to me/and the slogans are replaced, by the bye/and a parting on the left/is now a parting on the right. – Non c’è nulla per le strade/che mi sembri diverso,/ma le parole d’ordine sono state rimpiazzate dai saluti/e chi era schierato a sinistra/ora è a destra.
Il 15 gennaio 2019 è la data che formalmente, con i sigilli del sequestro giudiziario da parte del Comune di Ancona, sancisce la chiusura dei locali dal 2011 assegnati al Csa Asilo Politico. A quella data, lo stabile ospitava la scuola per l’infanzia Sibilla Aleramo, che versava da sei anni in stato di totale abbandono. Gli attivisti del Centro Sociale, una volta che fu loro assegnata la gestione dello spazio, lo ripulirono e riadattarono ad una funzione collettiva, avviando attività culturali e di soccorso emergenziale di evidente impatto sociale, basti pensare alle iniziative rivolte all’accoglienza mirata dei clandestini di primo impatto e alle numerose attività collaterali, quali la Polisportiva Antirazzista Assata Shakur e le diverse altre impostate sempre nel solco dell’accoglienza e tolleranza, senza che si fossero mai verificati fatti di cronaca che avessero una qualche rilevanza penale. Accanto a questi compiti, si sono affiancati, nel corso degli otto anni di esercizio, quelli dalla più chiara marcatura politica (Trivelle Zero Marche, No Tav e Terre in Moto), nel solco classico della disobbedienza civile e del sostegno ai movimenti civili, attuata sempre nel rispetto del diritto penale. Il tutto svolto col rigoroso rispetto dell’autofinanziamento, come del resto riconosciuto dalla cittadinanza anconetana. La tragedia della discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo dell’8 dicembre 2018, determina la rottura di questa situazione e comporterà di lì a pochi giorni l’emanazione del c.d. Decreto Sicurezza (noto anche come Decreto Salvini) ad opera del Ministero dell’Interno, con cui il Csa vedrà assimilata la sua attività a quella dei locali da ballo e di divertimento, mescolando con disinvoltura una vicenda tragica, in cui la logica del profitto prevale su tutto, alla storia di un gruppo colpevole di prestare assistenza ai diseredati. Questa sbrigativa equiparazione porta in fretta allo sgombero del Centro Sociale, con la tesi di rinforzo che i locali non sarebbero stati in regola con le norme antisismiche; su questo presupposto, una buona parte di Ancona sarebbe da sgomberare immantinente, ma tant’è! A nulla valsero le giustificazioni dei resistenti, che avevano anche provveduto da tempo ad appostare un fondo per futuri esborsi sulla struttura. Ora tutto tace: Il sito si presenta permeabilissimo per i varchi presenti ovunque nella recinzione e per i sigilli lacerati da chissà quanto tempo. L’interno è ancora praticabile e nemmeno così in disordine come supponevo. La visita è stata breve, ma non sono mancati scorci interessanti per le foto. Immancabili, e qui non sbagliavo, i manifesti delle tante iniziative cui il Centro diede la sua adesione e partecipazione, che osservavo con incanto e meraviglia, tanto sembravano lontani nel tempo ed erano passati solo pochi anni, al punto da farmi tornare alla mente la disincantata riflessione di Ennio Flaiano: “Noi italiani amiamo la forza e la libertà sta sempre dalla parte dei deboli, che muoiono. Né ci resta il conforto d’aspettare le rivoluzioni. Gli italiani sono irrimediabilmente fatti per la dittatura”.