EDDIE VEDDER: “End of the road” (2007)
Wont’t be the last,/won’t be the first/find a way to/where the sky meets the Earth. – Non sarò l’ultimo/non sarò il primo/a trovare una strada verso il luogo in cui il cielo incontra la terra.
Situata su un cucuzzolo di una delle colline dello jesino che coronano la città di F., appena visibili dalla strada, si scorgono i resti di quello che fu un santuario. La chiesa, intitolata a S. Maria di Storaco (dal nome della località che la ospita) nell’XI° secolo era una fiorente abazia benedettina che andò incontro alla distruzione insieme all’omonimo castello, per poi risorgere più modestamente come edicola dedicata alla vergine Maria. Solo dopo cinque secoli fu ricostruita una chiesa vera e propria con l’edicola in essa inglobata. Nel tempo l’impianto si arricchì della canonica del parroco e relativa cantina (in vino veritas!), ma quel che resta adesso è davvero poco, se si pensa all’antico splendore. Le cause sono state diverse: spopolamento del luogo, parroco non più assegnato come permanente e, da ultimo, una prorompente vena d’acqua che allagò i sotterranei e le fondamenta dell’edificio, al punto che nel 1986 la chiesa dovette essere chiusa al culto. Questo fatto comportò lo spostamento delle attività ricreative, feste e sagre, che vedevano la chiesa come fulcro e punto di raccolta della gente, tanto che oggi le iniziative di questo tipo sono state spostate nelle frazioni più vicine. Sull’edificio è apposto da tempo un cartello che avvisa del pericolo di crollo e le foto scattate all’interno della chiesa e della canonica confermano in pieno il prudente avvertimento. Comunque, pur con qualche rischio, merita la visione del santuario senza più il tetto, col manto erboso a vista e un albero spuntato nel bel mezzo. È una San Galgano campestre, certo molto più umile e sconosciuta, ma capace di dare emozioni.