BEATLES: “Savoy Truffle” (1968) –
You know that what you eat you are,/but what is sweet now turns so sour. – Tu sai di essere quello che mangi,/ ma ciò che è dolce ora diventa così aspro.
Quelli che vi presento stavolta sono i resti di un imponente ristorante che domina le alture di una cittadina del litorale ascolano. Ormai ridotto a poco più di una rovina, questo luogo ebbe buona fama negli anni sessanta, certamente agevolato da un periodo in cui il boom economico consentiva anche la riuscita di attività che oggi definiremmo border-line. In effetti, la struttura era imponente e consentiva una vista invidiabile sul sottostante litorale, ma poi, con l’avvio dell’edificazione sulla costa, iniziarono a venir fuori le difficoltà di una posizione troppo defilata rispetto a quella di analoghe iniziative, che stavano sorgendo a ridosso del mare. Oggi il complesso si presenta con la parte superiore che è stata adibita a centro antenne per vari ripetitori, sebbene poco distante siano presenti insediamenti abitativi di una certa consistenza. L’hotel, o meglio quello che ne rimane, si presenta come uno scheletro con molte parti in muratura che hanno ceduto e con devastazioni di tutti i tipi al suo interno. È rimasto tenacemente in vita un organo, anche se sarebbe più corretto dire i suoi resti, pallido ricordo di serate danzanti che datano ormai parecchi decenni orsono. Sempre molto affascinante la vista che si gode dal salone da pranzo, che segue la curva della collina sul lato scoperto verso il litorale, ma c’é poco altro. Quello che resta dell’edificio si può solo intuire dal basso, sotto le decine e decine di antenne di tutti i generi che spiccano oltre la sommità collinare e che lo fanno sembrare un gigantesco coleottero.