Castelli, MARCHE

Non è una favola

Non è una favola

JOHNNY CASH: “I wont back down” (1990)

Well, I know what’s right, I got just one life/In a world that keeps on pushing me around,/but I stand my ground and I won’t back down – Beh, so cosa è giusto, ho una sola vita/in un mondo che continua a maltrattarmi,/ma io non cedo e non sarò spostato.

Questo castello non è mai stato un luogo di favole; al massimo può aver rappresentato l’effimero sogno del suo ideatore, l’eclettico artista locale Marino Terzanelli (1943-1984), che lo fece edificare negli anni settanta, prima che la sua breve esistenza s’interrompesse tragicamente. Curioso il fatto che gli interni non furono mai realizzati, tant’è che il maniero è stato mai abitato, se non abusivamente negli ultimi anni da occupanti occasionali. Nel corso degli anni il castello è passato per diverse mani, rimanendo comunque incompiuto. La singolarità della cosa può spiegarsi col fatto che la costruzione, attigua al parco comunale, ricade in una zona agricola “sottoposta a tutela orientata”, ossia finalizzata all’edificazione di edifici pertinenti alle attività agricole, ma tutta la zona confinate col parco è stata massicciamente indirizzata verso l’edilizia residenziale, stringendo il castello in un assedio che ha tutti i connotati di una guerra finale. Risalendo la costruzione a circa cinquant’anni fa, dunque a un periodo relativamente recente, non sembra sussistano grandi speranze perché il castello possa essere considerato un bene tutelato e la cosa può invogliare qualche costruttore ad acquisirne la titolarità, ammesso che ciò non sia già avvenuto. Di fatto il castello è da anni indifeso dai vandali i quali, oltre ad imbrattare pareti e sfondare porte, si sono presi pure la briga di distruggere la copertura del tetto con i conseguenti rischi per la tenuta delle struttura, tanto che diverse voci si sono fatte sentire per adombrare l’ipotesi che gli interessi speculativi sull’aera abbiano trovato mani chirurgiche e una lucidità insolita nel compiere precise devastazioni all’interno dell’edificio. Si sono ipotizzate diverse opzioni per il recupero dell’edificio (biblioteca, museo, centro di educazione ambientale, sede di laboratori aperti artistico-artigianali, ostello per artisti, etc.) , ma il difficile periodo che stanno vivendo i comuni e la sostanziale indifferenza dei molti rispetto ai pochi che ostacolano gli sviluppi edilizi indiscriminati sono elementi che inducono a scenari negativi. L’unico ottimismo che mi sono permesso l’ho preso in prestito da Johnny Cash e quelle parole finali “…io non cedo e non sarò spostato” vogliono proprio essere l’augurio di chi resiste a un assedio. Devo aggiungere, però, che l’ultimo scatto del set fotografico che presento ha l’involontaria visione di una veggenza. La foto mostra il terrazzo che sormonta il castello, chiuso dalla semiluna in cemento totalmente invasa dai graffiti dei writers (lì, almeno, decorosi rispetto al resto) a impedire ogni possibile vista, che del resto sarebbe stata solo sul residenziale geneticamente modificato che infesta la zona. Spero proprio di sbagliarmi.

 

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