CURE: “Numb” (1996).
Yeah, this is how it ends./After all this time/everything just fades away – Sì, è così che finisce./Dopo tutto questo tempo/ogni cosa semplicemente scompare.
Persa tra campagne maceratesi, questa chiesa, dall’impianto cinquecentesco estremamente sobrio, versa in pessime condizioni, circondata com’è da un’intricata vegetazione che la contorna per tutto il perimetro, ove si eccettui la facciata, liberata di recente dal viluppo delle piante. Considerato lo stato pericolate della struttura, non sembra paradossale dire che la chiesa non crolla perché sostenuta dalla vegetazione che l’avvolge, anche se naturalmente si tratta di un abbraccio mortale. Il sisma del 2016, per quanto avvertito anche in queste zone, non ha peggiorato granché lo stato della costruzione, dato che il tetto nel 2005 aveva già ceduto. Il portone d’ingresso, rinforzato alla meno peggio, dovrebbe impedirel’ingresso, sebbene non sarebbe impossibile introdursi con qualche contorsione, ma lo stato dell’interno non invoglia a incursioni alla Indiana Jones. Sbirciando da un pertugio, s’intravede lo stato ormai prossimo al collasso dell’intera struttura: residuano solo i resti dell’unico altare e qualche stucco non disprezzabile, tutti databili tra la fine del ‘700 e ‘800, ma visibili a fatica fra le travi crollate del soffitto e la vegetazione che nasconde gran parte di quanto rimasto in piedi. Il titolo della scheda mi è venuto in mente pensando a Sant’Anna Arresi, un paesino della Sardegna, ormai a chiara vocazione turistica e in forte espansione demografica; tutt’altra cosa rispetto alla Sant’Anna che ho visitato, ormai arresa a un destino inesorabile.