CURE: “Primary” (1981)
The further we go/and older we grow,/the more we know/,the less we show. – Più andiamo avanti/e più invecchiamo,/più sappiamo,/meno facciamo vedere.
Questa villa del fermano, poco distante dal centro cittadino e dalla marina, è frutto dell’indispensabile soffiata di un’amica urbex che, oltre a condividere la mia stessa passione per certa musica rock, non ha la fregola di tenersi le coordinate geografiche come se fossero il Sacro Graal. Purtroppo credo di essere arrivato un po’ tardi perché, a parte la difficoltà dell’accesso – del resto, nell’urbex la via più breve non è quasi mai la retta! – e i rituali cartelli che preavvisano crolli o indicano la presenza di telecamere attive, l’intero complesso è stato protetto da lucchetti agli alti e acuminati cancelli e gli interni della villa sono risultati impraticabili per le ermetiche chiusure dei vari accessi. Sono comunque riuscito a fotografare da una grata la stanza del pianterreno che contiene una libreria a muro stipata di volumi, che mi premeva immortalare. Quanto al resto, mi sono dovuto arrangiare fuori, approfittando delle radure libere nel vastissimo parco di alberi d’alto fusto che circonda la villa. Credo che sia attivo un sistema irriguo e che, di tanto in tanto, qualcuno custodisca la parte circostante l’edificio, che mostra il prato perfettamente rasato. Questa villa, il cui impianto originario risale al 1500, ha subito parecchie rivisitazioni nel corso dei secoli ed ha vissuto il suo fulgore a partire dalla rivoluzione francese, con la conseguente diaspora di quei nobili che riuscirono a salvare la testa, tra i quali un piccolo nucleo si installò da queste parti. Tra i nomi più in vista di quanti l’abitarono si fa anche quello del principe Saverio di Sassonia e da lui ha origine una serie di intrecci che vedono presenti alcune famiglia altolocate del posto, di cui non riferisco per tutelare la privacy logistica della dimora. Attualmente, anche per gli effetti del sisma del 2016, la villa sembra riposare nella selva, tanto è assoluto il silenzio che regna sul luogo, non interrotto neanche dal canto degli uccelli. Una situazione irreale, che mi sono goduto con stupore, anche se il bottino fotografico non ha potuto essere quello sperato. Appartata e seminascosta agli occhi di tutti, raggiungibile attraverso un lungo percorso che ha fine al cancello principale, mi ha dato l’impressione di essere come un’anziana signora che gradisce solo visite brevi per rimanersene sola coi suoi ricordi. Ho tolto il disturbo quasi in punta di piedi.