Una Maserati alle ortiche

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by Chiedi alla Polvere

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Maggio 28, 2018

TILLS YOUNG BAND: “Long may you run” (1976)

With your chrome heart shining/in the sun,/long may you run. – Con il tuo cuore cromato/che splende nel sole,/che tu possa correre a lungo.

È un’afosa domenica di maggio. Un velo di caligine rende poco piacevole l’ipotesi marina e così mi dirigo verso un facile obiettivo, da tempo nel mirino: un’industria di piccole dimensioni che produceva macchinari per calzature. L’impresa era piuttosto nota nelle nostre zone, ma, come tante altre, ha risentito della crisi della scarpa e della delocalizzazione dei mercati, al punto da essere dichiarata fallita nel gennaio scorso. L’ingresso non sembra difficile, per via di piccolo varco nella recinzione metallica rigida che contorna la fabbrica sul fronte stradale, ma le cose semplici non sono quasi mai tali. Ingaggio una lotta furibonda con uno spuntone di metallo del recinto che pare avercela coi miei pantaloni, ma alla fine riesco a guadagnare il cortile deserto della fabbrica. Muovo qualche passo e noto una vecchia Maserati Biturbo dei primi anni novanta, color grigio metallizzato, anch’essa in totale disarmo, abbandonata a una decina di metri dall’entrata principale. Poco distante c’è l’enorme capannone destinato alla produzione, ormai del tutto svuotato dei macchinari che conteneva. Il sopralluogo al piano terra finisce già, perché un altro capannone sul lato opposto presenta le medesime caratteristiche, per cui decido di salire al centro della costruzione, dirigendomi verso gli uffici. Le porte non esistono più e si entra in un’enorme stanza tappezzata di bolle, giornali finanziari e oggetti d’ufficio sparsi in terra. Una piccola reception con vetrata in plexiglas è lo strano contorno all’ufficio principale, concepito secondo gli schemi dell’open-space in voga negli anni ’80. Su uno dei pochi tavoli rimasto in piedi troneggia un computer di vecchia generazione con lo schermo a proboscide. Le finestre sono quasi tutte aperte e non è difficile immaginare la devastante azione degli agenti atmosferici, anche se la situazione non è ancora del tutto degradata, il che avvalora l’ipotesi di un abbandono recente. Mi sposto sul corridoio di lato, dove noto subito la presenza di una stanza dall’arredamento più curato, dotata di una scrivania che almeno sta in piedi, che suppongo possa aver ospitato un soggetto di riguardo, magari il capo; non è un caso che lì accanto ci sia un bagno di un certo tono. Salgo per una corta scala a chiocciola e mi trovo nel soppalco, che scopro letteralmente stipato di archivi in cui sono ricoverati faldoni e documenti contabili: quintali e quintali di carta. Me ne torno fuori e do un’ultima occhiata a una stanza che m’incuriosisce, con decine di foto sparse per terra, malridotte e quasi tutte fuori fuoco, in molte delle quali compare il vecchio proprietario, ma in questo caso prevale la privacy e la mia reflex rimane inoperosa. Un ultimo sguardo alla Maserati biturbo, una conchiglia vuota bruciata dal sole.

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