Colonie, TOSCANA

C’era posta per te

C’era posta per te

ELTON JOHN: “Where have all the good times are gone?” (1982)

Some things never seem to last./Ain’t it funny how we missed the past – Alcune cose non sembrano mai destinate a durare./Non è strano come adesso ci manchi il passato?

Edificato tra il 1970 e il 1974 e inaugurato un anno dopo, il centro vacanze costò alle casse dell’istituto di previdenza dei postelegrafonici (Ipost) quasi un miliardo e mezzo di lire dell’epoca (oltre 13 milioni di euro attuali) e in una ventina di estati ha ospitato all’incirca 18.000 figli dei dipendenti delle Poste. La colonia aveva una capacità di 230 bambini a turno e impiegava 60 stagionali. Il tutto finì nell’autunno del 1997, quando l’Ipost decise di abbandonare l’iniziativa, prendendo lo spunto anche da un parere, non propriamente tempestivo, della Corte dei Conti, che aveva rilevato gli elevati costi di manutenzione per uno stabile utilizzato mediamente solo per tre mesi l’anno. La colonia è costituita da un gigantesco immobile di circa 10.000 mq., soggetto da venti anni a incuria e degrado. Le numerose aste tentate per la vendita sono state tutte infruttuose, nonostante i ripetuti ribassi e la cosa, a parte le attuali difficoltà del comparto edilizio, si spiega anche, e forse soprattutto, col fatto che sia la colonia che l’adiacente hotel, sorto nel tentativo di sfruttarne il tendenziale indotto dei parenti dei convittori, furono concepiti per località di mare e poi edificati semplicemente in un luogo montano dell’Abetone, dopo che era tramontata la possibilità di una collocazione marina. Ovviamente sulla struttura sono affissi i consueti cartelli “Pericolo di crollo”, che campeggiano da tempo immemorabile, e così, fatta salva la burocratica foglia di fico per dissuadere gl’intrepidi visitatori, si attende che il tempo compia la sua opera, dato che i costi di demolizione della struttura sarebbero ingenti e non sostenibili per le esangui casse locali e regionali. Nonostante il più che probabile triste destino dell’edificio, la visita ha fornito molte più sorprese di quanti me ne attendessi. Infatti, pur con la chiusura di alcune ali dello stabile, sbarrate o murate di fresco, la parte centrale della colonia è ricca di spunti, sia al piano terra, con alcune vaste stanze e corridoi in cui il tempo ha segnato con violenza i segni del degrado, sia per la sala mensa, con la tavola ancora qua e là apparecchiata, sia, salendo di piano, per la zona amministrativa. All’ultimo piano, invece, ho trovato la sorpresa di una stanza destinata ad infermeria con addirittura un’ala adiacente che ancora contiene i letti dei pazienti con tanto di medicinali. Questo specifico settore, pur nel degrado naturale per il tempo dell’abbandono, sembra essere stato, fatto davvero insolito, relativamente risparmiato dalle consuete vandalizzazioni che caratterizzano certi luoghi.

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