Sibi, suis et amicis

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by Chiedi alla Polvere

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Maggio 13, 2024

JOE COCKER: With a little help from my friends (1967)

Mmm,I get high with a little help from my friends,/Mmm, I’m gonna try with a little help from my friends. – Arrivo in alto con un piccolo aiuto dai miei amici,/ci proverò con un piccolo aiuto dei miei amici.

Per sé e per i suoi amici, è il significato del motto latino che campeggia sullo stipite di una porta all’ultimo piano della seconda villa visitata nel tour umbro di un giorno. Quale miglior occasione per rispolverare le parole del notissimo brano dei Beatles scelto per la scheda, rigorosamente nell’interpretazione al festival di Woodstock del 1969 del mio amatissimo Joe Cocker, l’unico che riuscì a dare un’impronta epica e grintosa al pezzo, altrimenti eseguito dai moltissimi che vi si cimentarono (Fab Four inclusi), in una forma musicale allegra e spensierata sulle cadenze di una banale marcetta? La seconda villa di giornata è distante solo una decina di chilometri da Foligno e, schermata da una fitta selva, controlla la statale sottostante lungo la quale il traffico è molto diminuito, sia per lo spopolamento dei piccoli borghi sia per gli effetti dei ripetuti terremoti che a scadenze quasi ventennali hanno colpito duramente questi luoghi. Lasciata l’auto in uno dei tanti parcheggi semivuoti del paese, m’incammino col mio compagno di avventure verso una stradina in salita, via via sempre più malmessa, che immette in uno stretto sentiero circondato da una folta vegetazione. In meno di dieci minuti raggiungiamo il nostro obiettivo, la villa Orfini-De’ Pazzi, il cui impianto originale (si fa risalire all’epoca del 1300) le assegnava di diritto il rango di villa signorile con tanto di chiesetta privata. Purtroppo il tutto verso in stato di desolante abbandono, sebbene il complesso sia stato più volte ampliato e rivisitato nei secoli, al punto che nel 1994 visse anche una breve stagione di casa vacanze per un’accoglienza massima di venti ospiti. Il duro terremoto del 1997 pose fine anche a questa esperienza e il sito fu consegnato al suo attuale triste destino, nonostante i proprietari avessero presentato un progetto di ricostruzione, approvato dalle autorità competenti, ma di fatto mai realizzato per motivi che ignoro. L’accesso alla villa si è rivelato alquanto difficoltoso, semplicemente perché ci siamo intestarditi ad entrare passando per il primo varco incontrato, che si è rivelato quello più devastato dai crolli. Fortunatamente l’uscita si sarebbe rivelata molto più agevole, tant’è che ci siamo ritrovati su altro lato del complesso, assai meno compromesso. La visita è stata uno zigzagare tra parti crollate e scale incredibilmente ancora in piedi, sempre attraversate uno per volta. Ho contato tre piani, incluso il terreno, e un seminterrato appena scandagliato con una torcia che ci ha decisamente sconsigliato di insistere nell’esplorazione. Qua e là alcune stanze ci hanno restituito degli oggetti che suggerivano la loro destinazione, fra le quali una cucina insolita con un frigorifero semiaperto, addossato a un lacerto di parete in una distesa di calcinacci precipitati dai due piani superiori. Da un balconcino rimasto miracolosamente in piedi abbiamo potuto ammirare dall’alto un buona parte della selva, un tempo custodita, che lasciava intuire il suo splendore di un tempo. Ormai è tutto passato e difficilmente, nonostante la vendita del complesso a prezzi stracciati, si riuscirà a ripristinare la bellezza del luogo. Uscendo, ho fotografato lo stemma che campeggia sul fronte della costruzione, probabilmente riferito agli Orsini. Si tratta di una sorta di caduceo con due serpenti contrapposti, somigliante allo scettro di Mercurio, che con i due rettili contrapposti indica il doppio, il potere di conciliare tra loro gli opposti, forse nell’intento di significare un pacificatore, e le diverse croci che corredano lo stessa potrebbero avvalorare questa ipotesi. Lo stemma beneaugurante campeggia lungo il fronte principale delle villa, l’unico ad essere stato finora risparmiato dalla devastazione del tempo, ma non c’è da dubitare che sia destinato esso steso a seguire il destino già toccato a gran parte della villa.

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